2021 - Progetto "Il Metodo Montessori" da filosofia di vita a strumento di cura per gli anziani

Ultima modifica 7 luglio 2022

Il Metodo Montessori da filosofia di vita a strumento di cura per gli anziani

"Quando la mano si perfeziona in un lavoro scelto spontaneamente, e nasce la volontà di riuscire, di superare un ostacolo, la coscienza si arricchisce di qualcosa di ben diverso da una semplice cognizione: è la coscienza del proprio valore." Maria Montessori

 

Nel corso degli ultimi anni il personale del Centro Servizi alla Persona “Domenico Sartor” ha potuto conoscere, far propri e sperimentare vari approcci nell’ambito delle terapie non-farmacologiche: il Modello Gentlecare di M. Jones, la Doll Therapy di I. Cilesi, la Cura Centrata sulla Persona di T. Kitwood ed il Metodo Validation di N. Feil.

Ognuno di essi fornisce uno sguardo utile per muoversi nella complessità della cura alla persona anziana. Il punto di partenza è sempre l’esperienza concreta, che si esercita sul campo e che è volta a promuovere il benessere della persona fragile d non autosufficiente. Il Metodo Montessori rappresenta quindi “un contributo che racchiude, traduce, osserva, ricerca e sollecita” il personale ad interrogarsi e a mettersi in discussione, senza mai trincerarsi dietro le proprie certezze.

Maria Montessori è stata un’educatrice, pedagogista, filosofa, medico e scienziata italiana, internazionalmente nota per il metodo educativo che prende il suo nome, adottato in migliaia di scuole dell’infanzia, primarie e secondarie in tutto il mondo.

I valori e principi etici che guidano il pensiero montessoriano sull’educazione dei bambini possono allo stesso modo orientare la modalità di vedere la persona anziana e di sostenerla nella sua quotidianità in struttura.

Indipendenza e autonomia sono due dei principi alla base del metodo Maria Montessori. Due principi su cui si fonda il metodo pedagogico del saper fare da soli che negli ultimi anni sta trovando applicazione sempre maggiore in ambiti anche diversi da quello dell’infanzia. Il metodo Montessori per anziani fragili è uno strumento per favorire l’autonomia, anche nella terza età. L’approccio, di fatto, è già utilizzato anche all’estero ed è stato sperimentato dallo psicologo statunitense Cameron Camp che in Ohio ha voluto usare la filosofia montessoriana per migliorare la qualità di vita e ritardare la degenerazione psicofisica di tanti anziani con demenza. Oltre all’utilizzo proficuo con gli anziani affetti da demenza, il metodo Montessori si rivela, infatti, un approccio davvero interessante per affrontare i cambiamenti dovuti all’età che avanza.

Il metodo Montessori applicato agli anziani si basa sui principi fondamentali quali l’ambiente, il materiale e la preparazione dell’operatore. In particolare, infatti, l’ambiente deve essere a misura di persona e non viceversa. Se è il caso, quindi, va ripensato e adattato alle necessità della persona anziana e alle sue esigenze comportamentali, cognitive e affettive. Per quanto riguarda il materiale, invece, questo deve essere strutturato, ordinato, interessante e sempre adatto all’età della persona che lo utilizza. Una regola importantissima con gli anziani, infatti, è mai infantilizzare la persona.

 

I principi di base del metodo

"Tutto quanto è aiuto inutile è impedimento allo sviluppo delle forze naturali." Maria Montessori

 I principi di base sono i seguenti:

  • ognuno di noi è un essere unico e speciale, quindi anche la persona con demenza è un mondo a sé, di cui dobbiamo imparare a conoscere le origini, la storia, gli interessi, le capacità peculiari, le paure, le preferenze, i valori, i ruoli che hanno avuto nella vita;
  • mai infantilizzare la persona, ma rispettarla senza giudizio;
  • l’adattamento ambientale è fondamentale per contenere e/o prevenire determinati disturbi comportamentali, per garantire la sicurezza della persona, per rispondere in maniera più efficace ai suoi bisogni, per compensare i deficit cognitivi);
  • la modalità di apprendimento migliore è quella dell’“imparare facendo” attraverso il canale dell’imitazione (i neuroni specchio, responsabili dell’apprendimento attraverso il meccanismo dell’imitazione, permettono anche alla persona con demenza di imitare un gesto o un’azione);
  • è di fondamentale importanza il fatto di sentire di appartenere ad una comunità, al cui interno poter ricoprire ruoli significativi, “muovendosi” nello spazio e nelle relazioni nel modo più autonomo possibile.

 

I bisogni delle persone anziane

"Aiutiamoli a fare da soli." Maria Montessori

È necessario conoscere e rispondere ai bisogni delle persone anziane, che possono essere così riassunti:

  • conosci la mia storia di vita;
  • aiutami a fare da solo e, anziché dirmi “come si fa”, mostrami “come si fa”;
  • lasciami riflettere sul mio apprendimento e dammi il tempo di elaborare le informazioni;
  • proponimi ambienti e materiali che io possa riconoscere, piacevoli per udito, vista, olfatto, tatto e gusto in modo da suscitare il mio interesse (l’interesse genera la concentrazione che a sua volta genera l’apprendimento);
  • per apprendere, impostami il lavoro: dal più semplice al più complesso, dal concreto all’astratto;
  • proponimi attività leggermente più complesse rispetto a quello che sono in grado di fare (lavori troppo facili portano alla noia; lavori troppo difficili portano alla frustrazione);
  • dai un senso evolutivo all’attività che mi proponi, crea una ritualità (la ritualità aumenta l’automatismo che, a sua volta, favorisce l’autonomia);
  • ripartisci l’attività in diverse sequenze e procedi per tappe.

La relazione

"Il silenzio acuisce le nostre sensibilità. Stando in silenzio possiamo ascoltare con maggiore attenzione la parola dell’altro, e quindi “incontrarlo”. " Maria Montessori

 

Nell’ambito della cura alla persona, il compito più difficile dell’operatore è saper continuamente adattare e modellare l’ambiente seguendo il percorso di evoluzione o involuzione di ciascuna persona e del gruppo nel suo insieme. Ciascuna attività non è da intendersi come statica, ma con un ampio potenziale di cambiamento: così i lavori nello spazio vanno aumentando o diminuendo, complicandosi o semplificandosi o semplicemente variano per mantenere alto l’interesse. L’aspetto più importante è considerare sempre la persona come unica, quindi individualizzare il più possibile le attività.

La partecipazione delle persone non è necessariamente attiva, a volte è solo emotiva, ovvero sono attenti e coinvolti rispetto a ciò che accade nel gruppo di lavoro, mantenendo una sorta di “distanza di sicurezza”.

Infine, secondo il metodo montessoriano, è importante “educare nella relazione” seguendo questi punti:

  • far uscire la persona dall’anonimato, cercando di motivare al cambiamento la persona modificando la sua routine;
  • lavorare con la fragilità avendo la responsabilità di avviare una relazione dialogica;
  • avere il controllo emotivo di sé;
  • essere dotato di equilibrio, in modo da poter accogliere l’instabilità altrui;
  • riconoscere gli ospiti come padroni del proprio corpo, della propria abitazione, della propria vita, favorendo l’importanza di far fare delle scelte;
  • essere un facilitatore, un registra, un curatore dell’ambiente: l’importante è creare le condizioni affinché le cose succedano, non farle fare (lavorare di progettazione);
  • essere consapevoli che dall’osservazione parte l’agire educativo, così come l’agire organizzativo;
  • il servizio che il facilitatore pensa deve rispondere ai bisogni di chi lo abita e non il contrario;
  • l’adattamento deve essere dell’ambiente all’ospite e non viceversa;
  • diminuire il proprio operato affinché l’ospite cresca: il facilitatore decide come strutturare un’attività o un’azione e lascia l’ospite libero di agire.

L’ambiente

"L’ambiente deve essere ricco di motivi di interesse che si prestano ad attività." Maria Montessori

 Il modello messo a punto da Maria Montessori propone un insieme di attività che coniugano le potenzialità dell’ambiente con quelle dell’individuo che lo abita. L’illuminazione incide sul benessere e sull’aspetto psicologico: niente luci basse e zone in penombra. L’ambiente deve essere facilmente percorribile ed ergonomico: la casa deve essere a misura di anziano ed evitare i pericoli. La routine è importante. Ci sono degli aspetti fondamentali che aiutano a dare un senso e uno scopo alla giornata, a partire dai bisogni fisiologici fino ai compiti che gratifichino la persona.

Maria Montessori considera fondamentale la cura dell’ambiente, così come è risaputo quanto lo spazio fisico e relazionale in cui è immersa la persona con demenza influisca sull’evoluzione e sulla manifestazione della sua malattia. L’ambiente dev’essere percepito come un contesto accogliente e familiare/domestico con tavoli, tovaglie, sedie e scaffalature su cui sono esposti a vista (per favorire la libertà di scelta) e in unica copia (per accrescerne il valore) i materiali utili per svolgere le diverse attività.

Sono previste cinque tipologie di spazi in cui poter “allenare” le diverse competenze:

  1. Esperienze sensoriali
  2. Vita pratica
  3. Linguaggio
  4. Sfera cognitiva
  5. Cura di sé

 

I materiali

"Le mani sono gli strumenti propri dell’intelligenza dell’uomo." Maria Montessori

I materiali più indicati dovrebbero avere le seguenti caratteristiche:

  • Disposti in scaffali a vista
  • Elastici (si plasmano, possono servire per più scopi)
  • In un’unica copia (per l’educazione all’attesa)
  • Ordinati
  • Attraenti

 

Le attività

"Per insegnare bisogna emozionare." Maria Montessori

Creare un “laboratorio montessoriano” può essere utile, oltre che come stimolazione in generale, anche per “far lavorare” la persona su quelle aree in cui è più carente l’autonomia (es. travasi col cucchiaio per tornare a mangiare in autonomia; attività delle allacciature per preservare la capacità di vestirmi in autonomia).

Il principio di fondo è il seguente: se nella vita reale mi dimostri un’incompetenza, nel laboratorio ti faccio trovare un‘attività utile per allenarti a colmare quella carenza in modo da divenire lentamente più competente nella quotidianità.

Diventa, tuttavia, fondamentale sensibilizzare l’équipe affinché ci sia il più possibile una coerenza terapeutica tra “ciò che viene fatto in laboratorio” e “ciò che viene permesso alla persona di fare in struttura” (es. se nell’ambiente protetto lavoro sul potenziamento della manualità fine, poi non devo sostituirmi alla persona nell’atto dell’alimentarsi). 

Le attività da poter proporre secondo il metodo montessoriano sono le seguenti:

  • Lettura quotidiani (stimolazione orientamento spazio-temporale ed orientamento alla realtà)
  • Associazione immagini-nomi (capacità di denominazione)
  • Attività di pittura con acquerelli (creatività, manualità fine)
  • Attività di cucito (creatività, manualità fine)
  • Gioco del Memory (capacità di apprendimento e rievocazione di informazioni nuove)
  • Utilizzo dell’alfabeto mobile per comporre parole (capacità linguistiche, motorie e visuospaziali)
  • Puzzle (capacità motorie e visuospaziali)
  • Incastri solidi (capacità motorie e visuospaziali)
  • Telai delle allacciature (capacità visive, motorie e visuospaziali)
  • Immagini geometriche con sfumature di colori da abbinare (capacità visive, motorie e visuospaziali)
  • Appaiamento dei tessuti (capacità visive, tattili, motorie e visuospaziali)
  • Zoologia: parti del corpo di animali (capacità di riconoscimento visivo e memoria semantica)
  • Modellare con la plastilina (creatività, motricità fine)
  • Sound boxes (capacità di discriminazione uditiva e memoria semantica)
  • Collocazione oggetti quotidiani nell’ambiente di vita (orientamento spaziale, capacità motoria, memoria semantica)
  • Matematica: contare e suddividere delle attività (capacità di calcolo, di ragionamento logico ed astrazione)
  • Compilazione calendario (orientamento temporale, capacità visiva e motoria)
  • Riconoscimento coperchi da abbinare ai barattoli (capacità di riconoscimento visivo, memoria procedurale e motricità fine)
  • Sbriciolare pane vecchio (memoria procedurale e motricità fine)
  • Travasare acqua in bottigliette differentemente graduate (capacità di riconoscimento visivo, memoria procedurale e motricità fine)
  • Separare immagini per categorie (capacità di riconoscimento visivo e memoria semantica)
  • Riconoscimento stereognostico degli oggetti (capacità di riconoscimento tattile e memoria semantica)
  • Lettura collettiva (capacità di attenzione, comprensione verbale e memoria)
  • Identificazione immagini a partire da descrizione narrativa (capacità attentiva, astrazione e memoria semantica)
  • Uso del punteruolo: abbinamento di forme geometriche (capacità di discriminazione visiva e manualità fine)
  • Riconoscimento di immagini che rappresentano azioni ed abbinamento a parole (riconoscimento visivo, capacità di lettura e memoria semantica)
  • Riconoscimento di spezie tramite olfatto (capacità di riconoscimento olfattivo e memoria semantica) e tramite vista (capacità di riconoscimento visivo e memoria semantica)
  • Immagini dal concreto all’astratto (capacità di riconoscimento visivo, astrazione e memoria semantica)
  • Angolo per il lavaggio mani (memoria procedurale)
  • Angolo per la cura di sé (memoria procedurale)
  • Cura della pianta (memoria procedurale, motricità fine)
  • Vestire manichino (memoria procedurale, motricità fine)

242422900_401398034662368_1154049774637158521_n